“RAFFORZARE L’INTERDIPENDENZA TRA VALORI UMANI E SCELTE ECONOMICHE, IN MODO DA PRODURRE EFFETTI VANTAGGIOSI PER L’UMANITÀ.”
Da Statuto di Fondazione Etica ed Economia
Da Statuto di Fondazione Etica ed Economia
La sostenibilità economica, sociale e ambientale non è più solo un obiettivo globale da perseguire come individui, ma anche un tema sul quale le imprese che intendono riconfigurarsi sul mercato devono prendere posizione. Grandi imprese e PMI hanno oggi la possibilità di costruire un business etico e ad alto valore sociale, ma per far sì che lo stesso risulti strategico per la crescita congiunta dell’azienda e della comunità, occorre partire dal territorio e scegliere gli strumenti più adatti alla propria organizzazione.
Per posizionarci strategicamente nel vasto mondo della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI o Corporate Social Responsibility – CSR) e dell’innovazione sociale, abbiamo avviato una stretta collaborazione con Framyx Srl da cui è nata “Etica”, una vasta gamma di prodotti di pianificazione e project management personalizzati e capaci di attivare percorsi di RSI coerenti con i valori e l’identità aziendale.
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Il bene più prezioso di un’impresa? Le persone che ci lavorano.
Donne e uomini, innanzitutto. Lavoratori e lavoratrici: valorizzati, soddisfatti e compartecipi dei valori aziendali. Questa è una delle chiavi per il successo nel medio periodo; studi e ricerche dimostrano questa correlazione. Non è un caso dunque che le azioni di Responsabilità Sociale e Civile d’Impresa (RSCI) più diffuse siano orientate al benessere delle persone e alla loro crescita “dentro e con” l’impresa.
L’attrazione di talenti e il mantenimento di profili professionali di rilievo sono oggi una conquista che l’impresa deve meritarsi. Anche perché è crescente il numero di giovani che prendono in considerazione la reputazione aziendale (dell’azienda e delle persone che ci lavorano), la sostenibilità e i programmi di crescita professionale prima di scegliere l’impresa in cui credere. In questo modo, il “rapporto di lavoro” diventa prima di tutto un “rapporto di fiducia” alimentato dal valore (etico ed economico) scambiato tra l’impresa e la persona.
Per far crescere questo valore, è necessario che il manager e dirigenti conoscano le persone e costruiscano canali interni di comunicazione, trasparenti ed efficaci, condividendo (il più possibile) valori e processi e (dove possibile) il decision-making. Questa scelta aumenta il senso di appartenenza in un’ottica “win-to-win”, dove tutti guadagnano in reputazione e benessere: persone e impresa.
La scelta di mettere al centro dell’attività di impresa lo scambio di valore con le persone che vi lavorano apre un mondo di infinite possibilità, dalle più creative alle più scontate: tutte a basso investimento e ad alto impatto produttivo. L’importante è progettare e personalizzare, partendo dall’ascolto attivo delle reali necessità delle persone e dell’impresa.
Nella traiettoria ascendente del mercato globale le imprese devono ancora investire e creare legami con il territorio?
È un patrimonio spesso sottovalutato o associato a localismi e tradizionalismi.
È dove nasce, cresce e dove sono situate molte delle risorse indispensabili all’impresa.
Il territorio non si traduce in un tracciato spaziale, in una scatola chiusa. È al contrario il sistema potenzialmente infinito di risorse e relazioni in cui un’impresa gioca un ruolo attivo e dalle potenzialità ampissime.
Anche per chi non ha nel prodotto km 0 il proprio core business, anche per chi opera nel B2B, o nei mercati internazionali, non è più possibile pretendere posizioni di neutralità nei confronti del territorio. L’impresa ha dei vicini; ha dei lavoratori che vivono in quel territorio, futuri lavoratori che studiano nelle scuole locali; usa acqua ed altre risorse di quel territorio; produce rifiuti in esso; spesso i suoi fornitori o clienti sono a pochi chilometri di distanza. Tutti questi punti di vista, riguardano diversi stakeholders che, anche se non rappresentano fonti di guadagno dirette per l’impresa, compongono il suo ecosistema, la sua ricchezza, la sua unicità e il suo vantaggio competitivo nel lungo periodo.
Comprendere e valorizzare le relazioni con il territorio, in modo strategico, coerente ed allineato con il proprio core business e con i propri valori, in un’ottica di Responsabilità Sociale a tutto tondo, permette di entrare nel processo dello sviluppo locale integrato, dove tutti hanno un ruolo attivo – imprese, cittadini, amministrazioni e ambiente – e tutti, quindi, ci guadagnano.
Il passaggio è tra due formae mentis: “Chi fa da sé fa per tre” e “L’unione fa la forza”.
Mentre il primo trova nel momento attuale l’apice di un individualismo (e di una “capacità”) imprenditoriale che ha portato al grande successo delle PMI dei nostri territori, l’altro rappresenta il nuovo approccio per il futuro.
Le nuove sfide del mercato pongono alle piccole e medie imprese notevoli problemi di risposta. Pensiamo per esempio alle forti richieste che arrivano sui campi dell’innovazione, dell’internazionalizzazione o della Responsabilità Sociale d’Impresa. Una piccola impresa da sola non può avere in sé tutti gli elementi e i fattori necessari a rispondere a queste grandi ondate di cambiamento. Può però trovarli in una rete. Che sia territoriale oppure no; che sia in collaborazione con le Università, gli Istituti tecnici, o i centri di ricerca; che sia in collaborazione (perché no?) con altre imprese, in ottica di filiera o in ottica della rete d’impresa vera e propria; che si esprima nell’alto potenziale degli accordi profit/no profit. L’approccio collaborativo in rete, quando fatto in modo strategico e per obiettivi reali comuni, comporta molti benefici di tipo organizzativo, produttivo, comunicativo e innovativo. Sono ecosistemi di innovazione, dove tutti mettono una parte del proprio know how o delle proprie risorse e dove l’obiettivo è la risposta a un bisogno concreto dell’impresa e del territorio. Nuovi approcci, necessari per guardare al futuro di tutti in modo responsabile ed efficace, sempre e solo in ottica win-to-win: dalla competitività alla cooperazione, dall’individualismo alla forza delle reti, solo così, oggi, anche le piccole imprese possono essere grandi.
Perché non spingersi ancora più in là? Siamo pronti a cambiare definitivamente paradigma? A “cambiare il mondo” attraverso il business etico?
I tempi corrono: dobbiamo andare oltre la Responsabilità Sociale d’Impresa! Per le imprese più innovative, più pronte a cambiamenti “disruptive” l’obiettivo è l’Innovazione sociale ovvero la produzione di “valore condiviso” come ci insegna Michael Porter, il più insigne docente di strategia aziendale ad Harvard. Cosa otterremo con questo? Cambieremo il modo in cui le imprese vedono sé stesse e promuoveremo sempre più il loro valore sociale, oltre che economico, in quanto strumenti fondamentali di sviluppo e benessere per tutti.